Catanese di Caltagirone ha cambiato passo alla Plastica Alfa che esporta in ottanta Paesi del mondo Con la passione per la poesia per la quale ha organizzato un Festival durante il G7 La Sicilia ha un enorme potenziale le autorità ci devono supportare di più
Green economy e poesia, la scienza dei tecnopolimeri e i festival letterari per amore della sua Sicilia, sono il mondo nuovo costruito da Josephine Pace, 42 anni, catanese di Caltagirone. Da lei, come direttore generale, è venuta l'impronta ambientalista alle attività di Plastica Alfa srl, l'azienda di famiglia fondata nel 1983 dal padre Mario, amministratore unico, geometra e agronomo, e il socio Francesco Nobile, specializzata in sistemi di irrigazione e di termoidraulica per l'edilizia, che esporta in 80 paesi del globo l'80 per cento dell'intera produzione. Josephine Pace ha sdoganato la plastica aprendosi spazi di mercato nel green building, rendendo sostenibili i componenti come barre, raccordi, filtri richiesti dall'agribusiness, dalla termoidraulica e per il trattamento delle acque in ambito industriale fino al loro completo riutilizzo. Con la collaborazione decisiva della sorella Miriam, 36 anni, designer industriale e esperta in progettazione
"Noi partiamo da materiali vergini - dice il direttore generale dell'azienda calatina -, quindi di alta qualità, il loro ciclo di vita è di 50 anni e anche di più. Non inquinano perché non vengono dispersi nell'ambiente, e ciò li rende anche una scelta ecologica".
Nel suo bagaglio di studi ci sono una laurea in Scienze politiche a Catania, con indirizzo 'relazioni internazionali', e sei master tra cui marketing e management a Bologna, organizzazione di eventi e gestionale manageriali, corporate finance alla Bocconi e luxury management con l'idea, per quest'ultima, di guardare al segmento dei beni di lusso "per attingere a un know how precursore di molti trend di consumo".
Ha cominciato nel 2000 a lavorare in fabbrica. "Ero una ragazza, mi occupavo di acquisti e qualità, aree che avevano bisogno di un maggiore supporto". Da lì è passata allo sviluppo del business. Plastica Alfa è molto presente nel Maghreb, in Medio Oriente, in Europa, in America latina con un programma di commercializzazione, a Cuba. Negli Usa l'azienda muove i primi passi con un branch a New York e un magazzino in New Jersey, "per cercare di penetrare meglio in questo mercato che ci sembra particolarmente interessante". Una filiale è negli Emirati, "me ne sono occupata per tre anni, dal 2009 al 2011, abbiamo sviluppato quel mercato con grandi interventi di edilizia: grattacieli e hotel ad Abu Dhabi, Dubai e Doha, in un periodo in cui erano posti un po' meno di moda. Poi la crisi economica è arrivata anche lì, c'è stato lo stallo dei progetti, ma siamo stati bravi a mantenere alleanze strategiche con alcuni importanti contractor, e a restare nel sistema delle grandi commesse che ci permette di agganciare tutta la filiera. In Marocco per 15 anni abbiamo avuto un sede diretta a Casablanca, e anche lì siamo diventati leader di mercato".
Tutela ambientale, innovazione e energie rinnovabili sono tra gli obiettivi della ricerca scientifica che in Plastica Alfa è guidata da Luciano Falqui in tandem con la chimica Marianna Nucifora. La società ha fatto da battistrada nel progetto nazionale Bio4Bio chiuso nel 2015 che consiste nella realizzazione di bioreattori chiusi, tubi trasparenti per captare la Co2, nemico pubblico numero uno dell'ambiente e trasformarla in una microalga destinata ai settori strategici della neutraceutica, della farmaceutica e della cosmetica e importante per la produzione di bio diesel. Nel futuro di Plastica Alfa, in crescita economica con 120 dipendenti e un fatturato 2016 di 17 milioni di euro, c'è la produzione di energia pulita da biomasse attraverso la valorizzazione degli scarti agroindustriali, settore meno conosciuto ma dalle forti potenzialità. Di plastica sono fatti anche i tubi antincendio, un nuovo prodotto in sostituzione di quelli di metallo, che richiedono continua manutenzione e al contatto con l'acqua si corrodono e formano ruggine.
L'incontro con Falqui ha avuto come protagonista la società di consulenza Expandya srl, che Josephine Pace aveva creato in proprio. Il ricercatore era stato contattato da un fondo di investimento anglo-lussemburghese, Next energy capital, arrivato in Sicilia tra il 2009 e il 2011 per investire almeno 200 milioni di euro nel fotovoltaico. Anche Pace in quel periodo guardava allo stesso mercato. Ma il 'quinto conto energia' del governo fece scappare gli investitori che dirottarono tutto in Sud Africa. "È stata una grossa perdita - racconta la manager -, l'investimento avrebbe fatto ricadere sul nostro territorio molta ricchezza. Le operazioni speculative non mi interessano, ma tutto ciò che fa crescere la Sicilia sì. Mi sono fatta una cultura sulla green economy, sono una che studia sempre e mi ispiro a un guru come Bill Gates".
Josephine Pace rappresenta Confindustria nella commissione Programmazione regionale con finanza europea, è numero due del consorzio per l'internazionalizzazione delle aziende CoExport Sicilia e vice presidente del Comitato imprenditoria femminile della Camera di commercio di Catania. "Aiutiamo le piccole imprese ad avere fondi europei, siamo attivi per noi stessi e per gli altri con una serie di interlocutori che stiamo cercando di far crescere".
Vive tra Caltagirone, Milano e New York. "La base e il cuore sono in Sicilia, ma quello che amo di più di questo lavoro è viaggiare per portare anche qui contatti e esperienze. La mia altra città importante è Milano perché nel 2013 siamo stati la prima azienda a entrare nel percorso di Elite Borsa italiana, da qui l'idea di una quotazione in avvenire. Questo rende più dinamica la gestione della famiglia". Suo marito, Gaetano Cardiel, che ha sposato quattro anni fa, è un farmacista di quarta generazione, la sua farmacia risale al 1860 ed è la più antica del Regno delle due Sicilie. Ha due figlie avute da un precedente matrimonio, Giulia di 24 anni, già laureata al Politecnico di Milano in Ingegneria gestionale, segue un master in Agraria e Economia (Food environmental), futuro verde e security nell'alimentazione, e Eleonora, 16 anni: "Sono bellissime, scusi se mi permetto".
Sulle nuove frontiere il pioniere è Falqui, e lei da direttore generale muove le pedine per lo sviluppo. "Frequentiamo molte conferenze internazionali. Adesso stiamo andando a San Diego, in California, dove circolano moltissimi capitali, si devono costruire impianti da decine di ettari, un driver di crescita straordinario, ci sarà da strutturare meglio tutta l'attività, step by step". Le sarebbe piaciuto diventare giornalista, l'imprenditrice si muove veloce, con la curiosità che la spinge a capire il mondo e a intercettarlo. "La California è una Sicilia sviluppata, stessi paesaggi, eccellenze, stesso spirito, ma lì ci sono i capitali investiti correttamente e una classe dirigente virtuosa. Abbiamo grandissimi competitor, di solito però focalizzati su uno o due settori, noi siamo più trasversali e ci salva la nostra qualità indiscussa". Ora progetta di impiantare un centro di ricerca che potrebbe essere il polmone e l'incubatore per altre start up. "Abbiamo presentato domanda a Invitalia, ma lo stimolo è rivolto a tutti i soggetti interessati. Disponiamo di suoli adatti, non ci mancano gli spazi in Sicilia. Cito ancora Bill Gates: ci sono settori di business in cui facendo qualcosa per gli altri, la si fa anche a beneficio proprio, come inventarsi un prodotto di successo per risolvere un problema ambientale".
Nel percorso imprenditoriale, Borsa italiana è diventato un partner con cui confrontarsi quasi ogni giorno. "Il mercato dei capitali ha il suo lato positivo e quello negativo. Si può usare la finanza in maniera virtuosa, ma di finanza si può anche morire".
L'amore per la letteratura e il suo talento di organizzatrice di festival culturali hanno spinto Josephine Pace a promuovere il G37 della Poesia, dal numero dei poeti in cartellone, proprio a fine maggio, nei giorni del G7 di Taormina. Pace, direttrice artistica del summit, ha scelto un bosco a 1700 metri sull'Etna con gli amici della Fiumara d'arte, guidata da Antonio Presti, "l'unico vero mecenate che abbiamo in Sicilia, che ha donato il suo patrimonio personale all'isola, costruendo un parco letterario. Il G7 è stata una kermesse abbastanza inutile, una ribalta sprecata, senza alcuna iniziativa di rilievo, afferma Josephine Pace. "Noi invece abbiamo ideato un evento molto più bello coinvolgendo le scuole del territorio di Linguaglossa, di Castiglione di Sicilia (città del vino con cantine famose e pregiate per i vitigni dell'Etna che stanno andando forte), Santa Teresa Riva, su entrambi i lati dell'Etna. Per valorizzare posti poco turisticizzati come Savoca, un borgo bellissimo con il suo bosco delle betulle bianche, uniche nel Sud Europa, un posto incantevole e non soltanto una scena del film Il Padrino".
Accendere i riflettori su pezzi di Sicilia pochissimo conosciuti, era appunto lo scopo dell'iniziativa. "La Sicilia ha un potenziale enorme, sottocapitalizzato. Una Regione lungimirante avrebbe dovuto utilizzare il vertice per dare il massimo rilievo al suo grande giacimento culturale. Due premi Nobel su tre della letteratura italiana, Quasimodo e Pirandello sono siciliani, gli scrittori Camilleri e Maraini, i musicisti, il patrimonio enogastronomico: la Sicilia ha di tutto, non ho visto nulla al summit che ne parlasse".
Josephine Pace lancia un appello: "I siciliani devono darsi da fare ma le istituzioni diano maggiore impulso e sostegno, promuovano in maniera aperta una ribalta sorprendente come questa. Arrivando dal mare, Goethe vede Taormina, guarda questa meraviglia e dice folgorato: qua c'è la spiegazione di tutto. La Sicilia è la spiegazione di tutto".
repubblica.it di PATRIZIA CAPUA