ecco come lo vede l'artista che ha fatto questa immagine
per un eventuale cartone animato della Disney
ecco come lo vede l'artista che ha fatto questa immagine
per un eventuale cartone animato della Disney
Frank Miller è uno che ha sempre puntato più sull’impatto che sull’accuratezza – stilistica o anatomica – dei propri disegni, fedele alla linea dettata soprattutto da Jack Kirby dagli anni Sessanta in poi. Le sue tavole sono tutt’altro che descrittive. Piuttosto, raccontano, trasmettono sensazioni o emozioni, cogliendo la vera essenza del fumetto. Questo grazie al suo segno fortemente espressionista, ma anche alla avvedutezza nell’implementare nel fumetto una regia più cinematografica, che l’ha portato a studiare in modo minuzioso la composizione delle pagine.
Per qualità del disegno, impatto della scena o costruzione del layout, ci sono molte pagine dei suoi fumetti che nel corso degli anni si sono impresse in modo indelebile nella memoria degli appassionati. Difficile sceglierne solo una manciata, ma alla fine ce l’abbiamo fatta e ne abbiamo selezionate 14 – presentate in ordine cronologico –, a nostro parere le più indicate per celebrare la vita e la carriera del quasi sessantenne Miller.
Daredevil #181
L’apice del ciclo di Miller su Daredevilè in questa tavola, con il personaggio di Elektra da lui creato e che qui viene ucciso con un effetto grafico – il sai della stessa ninja che ne trafigge il torace – realisticamente imperfetto, ma in grado di restituire la tragicità del momento. E poi la costruzione della tavola, che ferma il momento dell’uccisione per un tempo illimitato, prima di offrire un insieme di vignette più piccole in cui il tempo è dilatato e accelerato a piacimento e che comunica la disperazione di un personaggio che sa di non poter scampare più alla morte, ma che vuole a tutti i costi perseguire il proprio amore per completare il connubio tra eros e thanatos tanto caro alla tragedia greca (ambito da cui d’altronde proviene la stessa Elektra).
Daredevil #191
Per concludere il proprio primo ciclo di storie di Devil, Miller propose una storia che mostrava un singolare “ultimo confronto” tra il protagonista e la sua nemesi Bullseye, paralizzato a letto dopo un duro scontro fisico. Usando come tema narrativo quello della roulette russa, la storia si apriva con una pagina che mostrava alcuni elementi cari allo scrittore, come il singolo disegno ripartito in più vignette per cadenzare lo scorrere del tempo nella fascia superiore e il netto contrasto tra bianco e nero in quella inferiore, che offre oltretutto un mini-cliffhanger finale. In mezzo, un altro esempio di come la composizione scenica fosse più importante del realismo anatomico, con un braccio che sbuca da chissà dove.
Ronin #1
Con Ronin, Miller poté realizzare una storia di samurai come quelle che aveva imparato ad apprezzare studiando il Lone Wolf and Cub di Kazuo Koike e Goseki Kojima, infilandoci dentro molto fumetto fantastico europeo, a partire da Moebius, la cui influenza si fa sentire molto nel tratto. La composizione, invece, presenta forti echi dell’opera di Sergio Toppi, autore molto amato da Miller, con due vignette centrali che forniscono un forte senso di verticalità alla tavola, affiancate da altre due scontornate, che invece offrono dinamismo e la rendono quasi compiuta, come un’illustrazione a se stante, piuttosto che inserita in un flusso narrativo.
Ronin #4
In Ronin Miller sperimentò l’utilizzo di una griglia ricorrente composta da 16 vignette (su quattro strisce) tutte di identiche dimensioni, che poi avrebbe riutilizzato in modo costante nelle opere successivi. Ma, parlando pagine con molteplici vignette, questa doppia pagina domina su tutte le altre, per il senso di dinamismo che comunica, con l’azione che si svolge nel giro di pochi attimi e l’eroe che quasi esce dalla tavola per venirci incontro.
The Dark Knight Returns #1
Questa tavola di The Dark Knight Returns propone la griglia a 16 vignette all’epoca molto amata dall’autore, a cui accennavamo poco fa. L’apparentemente rigida impostazione della pagina viene però infranta – in un gioco metanarrativo – dall’irruzione in scena attraverso la finestra del pipistrello, che, come il protagonista di Ronin, sembra venire verso di noi. La fascia inferiore chiude così in modo dirompente il leitmotiv della pagina, che propone un forte parallelo tra lo schema del layout e quello della vetrata che si proietta sul volto di Bruce Wayne.
The Dark Knight Returns #4
Oltre che nel saper gestire in modo magistrale la pagina, Miller sa dosare bene anche il ritmo della narrazione, che ama spezzare con delle splash page come questa, in cui il Cavaliere Oscuro diventa un vero e proprio cavaliere, in sella a un enorme cavallo nero graziato dagli inchiostri di Klaus Janson. A parte questo, la composizione della tavola comunica già tutto, con Batman e il suo cavallo che letteralmente sovrastano i mutati grazie al gioco prospettico e le poche didascalie contenenti efficaci frasi a effetto: «La discarica. E’ terreno fertile per insetti e roditori. Alcuni roditori volano.»
The Dark Knight Returns #4
Pur se con notevoli variazioni, tutto DKRè impostato sulla griglia a 16 vignette. In questo caso, le tre fasce superiori lasciano spazio allo scontro fisico tra Batman e Superman. All’epoca della pubblicazione, non si trattava del primo scontro tra i due, ma di certo fu il più dirompente, per la lunga attesa creata nelle pagine precedenti e per il forte impatto del calcio qui presente, che sembra davvero far male all’indistruttibile Uomo d’Acciaio. Intanto, il cuore di Bruce soffre, sia metaforicamente che letteralmente, come dimostra la rappresentazione grafica del suo battito cardiaco nella terza vignetta in basso – un gioco utilizzato spesso dall’autore, sia in precedenza che in seguito.
Elektra Lives Again
Tra la seconda metà degli anni Settanta e la prima degli Ottanta, negli Stati Uniti circolò molto fumetto europeo. Soprattutto Moebius e Philippe Druillet, grazie al successo di Métal Hurlant, ma in quegli anni Miller scoprì anche autori come i “nostri” Sergio Toppi – come visto anche in Ronin – e Gianni De Luca. E l’autore del Commissario Spada riaffiorò in modo parecchio evidente circa un decennio dopo, sulle pagine di Elektra Lives Again. Questa tavola omaggia De Luca in modo esplicito, con l’effetto teatrale dell’azione continua del protagonista su un unico sfondo, senza il bisogno di bordi che separino le vignette. La pagina, in particolare, ne ricorda molto una dell’adattamento a fumetti realizzata da De Luca per il Giornalino (e che trovate QUI).
Elektra Lives Again
Con Elektra Lives Again, Miller sembra aver voluto realizzare un vero manuale di narrazione a fumetti. Ogni pagina presenta qualche specifica particolare, ma questa, per composizione e senso del ritmo, rappresenta forse l’apice di tutto. La tavola è caratterizzata dalla contrapposizione tra la verticalità della vignetta di sinistra (in cui Matt Murdock sembra quasi sospeso in aria, nella sua leggiadra caduta) e la dilatazione dello spazio restante, con i muscoli in attesa di slancio nella parte superiore – in cui la velocità dell’azione è descritta dalla neve ancora rimasta a mezz’aria – e lo scatto in azione in quella inferiore.
Sin City: The Hard Goodbye
Certo, con Sin City Miller decise di optare per un bianco e nero molto accettato, in grado di caratterizzare al meglio un mondo pieno di ombre, ma l’effetto scenico di questa tavola è talmente potente da farla imprimere saldamente nella memoria. La composizione dei mattoni fa dilatare lo spazio quasi all’infinito, dando l’idea della lenta cadenza di Marv, ma comunica anche la solitudine del personaggio, solo contro tutti e compresso tra le sudicie mura delle città.
Sin City: The Hard Goodbye
Tra quelle scelte per questa selezione, questa è quella che forse richiede meno parole. Anzi, una: «Amen.»
Sin City: The Hard Goodbye
Nella prima miniserie di Sin City, Miller presentò alcuni degli stilemi che poi sarebbero diventati classici per il resto della serie. In questa tavola, in particolare, c’è da notare sia l’uso particolare delle didascalie, asportate dal disegno e riposte verticalmente di fianco a esso per evitare un brutto effetto posticcio (ma anche per scandire meglio il tempo di lettura, incentrato sui dialoghi interiori del personaggio), sia la figura sotto la pioggia, che emerge in negativo, come se Miller avesse steso la china sul foglio per poi grattarla via.
Sin City: A Dame to Kill For
Con Sin City, inoltre, Miller insistette ancora di più con l’esagerazione scenica, come dimostra questa pagina in cui la rappresentazione statica e quasi figurativa di un pugno nella prima vignetta produce invece un effetto devastante nella seconda. La predominanza del nero inoltre illustra la cupezza della situazione e dell’intera città che fa da sfondo.
300
Sfogliando le pagine di 300 – opera realizzata in orizzontale per dare un effetto cinemascope – questa pagina risulta essere tra le più significative, forse anche più di quelle in cui i trecento spartani, schierati e pronti per la battaglia, sembrano fondersi l’uno con l’altro. Perché qui c’è tutta l’essenza del senso della narrazione di Miller, unita a un disegno dal forte impatto scenico. In alto, Leonida e il lupo sono guardinghi, per una porzione di tempo che sembra molto lunga, mentre in basso l’azione scatta e si fa subito frenetica, tra vignette grandi e piccole che si alternano, box di testo che spuntano fuori in modo perfettamente calibrato e il presente che si alterna con il passato.
fumettologica.it di Andrea Antonazzo
buona serata amici con queste belle immagini
vi prego qualcuno salvi il mio piano!
temo sia troppo tardi
chomp chomp chomp
e andato.. l'albero divora aquiloni se lo è divorato e andato
chissà cosa avrebbe fatto Beethoven
le prime immagini gif del film Doraemon nobita e gli eroi dello spazio
i personaggi tornano in carne e ossa Arriverà nei cinema il prossimo 3 marzo Heidi, nuovo adattamento del celebre romanzo scritto da Johanna Spyri, lo stesso che ha dato vita a un'infinita serie di film e cartoni animati. Ritroveremo i personaggi in carne e ossa sul grande schermo in una origin story di cui possiamo ora vedere il trailer in italiano. La piccola Anuk Steffen interpreta la protagonista affiancata dal nonno interpretato dall'immenso Bruno Ganz. Il film, una co-produzione tra Germania e Svizzera, è stato diretto da Alain Gsponer.
Tre decenni fa andava in onda per la prima volta in Italia l’anime sull’amicizia tra una bambina aliena e una ragazzina umana. Ma quando l’astronave è pronta per riportare Memole sul suo pianeta succede qualcosa di inaspettato. Ve lo ricordate?Gennaio 1986, andava in onda per la prima volta su Italia1 il cartone animato Memole dolce Memole. L’anime giapponese racconta dell’avventura sulla Terra di alcuni abitanti del pianeta Filofilo, costretti ad un atterraggio d’emergenza e in attesa di un’astronave che li riporti a casa. Sono piccoli, tanto da sembrare dei folletti, e il mondo per loro è un luogo pericoloso abitato da ‘giganti’ che potrebbero schiacciarli o animali che potrebbero divorarli. Tra loro c’è una bambina, Memole, talmente curiosa che ignorando i pericoli decide di avventurarsi alla scoperta di questo nuovo pianeta. Incontra così Mariel, una ragazza dalla salute cagionevole costretta a lunghi periodi chiusa in casa a cui fa vedere il mondo attraverso i suoi occhi. Un’amicizia la loro che nel corso dei 50 episodi si fa sempre più stretta tanto che nonostante la piccola Memole senta tanto la mancanza della mamma che si trova sul suo pianeta d’origine, decide di riunciare a lei per stare con Mariel.Il finale. In molti sarebbero pronti a giurare infatti che Memole alla fine se ne torni su Filofilo e tanti cari saluti a Mariel. E invece no. O meglio non è corretto. Perché in effetti la piccola aliena sale sull’astronave che li attende ai piedi delle Alpi per riportarli a casa. Arrivata però viene a sapere dalla madre che l’unico modo per far guarire Mariel è farle bere le sue lacrime. Insiema a tre amici decide quindi di tornare sulla Terra e di rimanerci, rimanendo in contatto con i parenti rimasti su Filofilo attraverso una sorta di cellulare intergalattico con cui potrebbero farsi venire a prendere in qualsiasi momento.
Quindi per quanto ne sappiamo Memole potrebbe essere ancora qui, a salterrale sui funghi nei nostri boschi, in fondo lo dice lei stessa alla fine dell’ultimo episodio “E così riuscì a restare sulla Terra e ancora oggi vi osservo dai ciuffi d’erba o dall’ombra delle foglie degli alberi che crescono nella foresta. Chiamatemi. Forse vi risponderò”.
tvzap.kataweb.it di Lara Gusatto
Un’ampia personale che, negli spazi della GNAM di Roma, presenta oltre 200 opere dell’artista – tele, disegni, collage – dagli anni settanta ad oggi, per ripercorrere la carriera di un artista eclettico.
“Pittura e fumetto, artista perfetto!”. Questo è lo slogan che, in modo sintetico, ci fa intuire una parte fondamentale della poetica di Pablo Echaurren e ci connette con la mostra Contropittura, allestita alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma fino al 3 aprile 2016. Nonostante il nome cileno, la città dove nasce e lavora è Roma; figlio dell’artista Sebastian Matta, non è però lui a trasmettergli la passione per la pittura, fu invece grazie a Gianfranco Baruchello che Pablo iniziò a inserirsi rapidamente nel mondo dell’arte. A quel tempo l’artista, come lui stesso dichiara, non considerava ancora quella come la sua strada, suonava il basso e voleva diventare il quinto dei Beatles, quando Baruchello portò le sue illustrazioni al gallerista Arturo Schwarz che le comprò tutte. Da un lato conquista fin da subito il giovane pubblico con le sue illustrazioni, in particolare quella per il romanzo cult “Porci con le ali” del 1977, dall’altro viene in qualche modo emarginato dagli altri artisti per questa sua commistione tra pittura, disegno e fumetto che all’epoca suscitava critiche e scalpore in ambito artistico.
La varietà dei disegni nelle sue tele insieme alle scritte e ai rimandi fumettistici catturano subito l’attenzione, grazie alla luminosità di questi colori sgargianti utilizzati. Le linee nere ben definite, i colori piatti, le scritte che si mescolano e si nascondono tra le immagini, creano un tutt’uno in composizioni che nel loro complesso risaltano esteticamente all’occhio dello spettatore. Di fatto, la cultura nella quale egli è cresciuto è quella Pop, che lui interpreta in chiave graffitista, dato che le sue opere ricordano più dei murales che dei quadri da museo. Uno street artist ante litteram, egli rappresenta la propria realtà in maniera critica, non in modo agguerrito ed aggressivo come Basquiat, ma sicuramente tocca dei temi caldi con sarcasmo ed ironia. Basti pensare alla serie di opere nelle quale esprime il suo desiderio di sovvertire il sistema dell’arte, che sembra ormai ai suoi occhi solo una macchina produttrice di guadagni, dove ciò che conta è solamente il valore economico delle opere mentre il contenuto e la creatività risultano secondari se non indifferenti.
Che valore ha allora il lavoro del genio creativo che risiede dietro ogni opera? Un’acuta riflessione su quanta poca libertà d’estro si riserva in realtà ad una attività così creativa, se bisogna adeguarsi a ciò che può essere più facilmente venduto e possa piacere di più all’élite di pubblico che conta. Come il valore economico prevale su quello artistico, così anche la pittura sembra prevalere sugli altri generi ritenuti minori, come il disegno a fumetti e il collage e l’artista si prefigge il compito di restituire dignità ad ogni forma espressiva che possa trasmettere un segno e quindi un messaggio. Il linguaggio pittorico di Pablo, pur nascondendosi dietro un geometrismo che richiama l’Informale, a prima vista quasi astratto, rivela ad una più attenta osservazione tutta la sua concretezza ed aderenza alla realtà. In alcune tele emergono anche pagine della nostra storia, come quando rappresenta la caduta del muro di Berlino e i conflitti del Golfo Persico, ma sempre mescolati ad elementi simbolici e allegorie. In altre invece, ritornano riflessioni meno storiche e più filosofiche, come ad esempio in quelle con la serie di teschi che si sovrappongono e si nascondono in un horror vacui che più che un memento mori è una costante consapevolezza che, nonostante l’intensa attività della vita, la morte è pur sempre presente.
In ogni caso, l’interesse per la realtà e impegno politico sono caratteristiche che lo hanno sempre distinto e che hanno trovato sbocco nelle vignette per riviste e quotidiani come “Lotta continua”, presenti in mostra alla Gnam e mai esposti prima. Sono gli anni ’77-’78, nei quali l’artista abbandonò momentaneamente la pittura e si dedicò esclusivamente al giornale, all’esperienza dei cosiddetti “indiani metropolitani”, una corrente che, rifacendosi ai dadaisti, in particolare a Duchamp, Picabia e Tzara, utilizzava la fama di questi artisti e le loro forme espressive come strumento di critica della retorica politica e dei meccanismi del consenso. In questi disegni porta a compimento quel processo che aveva già iniziato in pittura, rimescolando elementi di arte “nobile” e di arte “bassa”. Come nelle vignette riprende gli stilemi dadaisti, così in altre opere ci sono dei rimandi anche a dipinti futuristi e cubisti accanto a scritte pubblicitarie e personaggi dei fumetti, azzerandone la differenza. Se una copertina di un giornale può diffondere un segno ed un’opera d’arte più “alta” invece non ne è in grado, allora la copertinaè sicuramente più importante, questo è quello che dimostra l’artista attraverso le sue opere.
Del resto anche Picasso per la composizione del Guernica fu ispirato dalle immagini in bianco e nero che vide sul giornale riportante la notizia del bombardamento, a conferma che forse l’influenza tra le due forme d’arte è anche reciproca. Allo stesso modo i suoi “quadratini”, immagini inserite in dei piccoli riquadri ad acquarello, non sono semplici fumetti colorati, ma il mezzo per entrare in contatto con la realtà concreta, che rivelano la sua passione per studi quali la geologia e l’entomologia. Echaurren è un artista poliedrico che ha sperimentato un gran numero di mezzi espressivi, non solo pittura e fumetto, ma anche scultura, mosaico, ceramica, scrittura, video. Il film che ha prodotto con Francesco d’Aloja e Valerio Fioravanti, “Piccoli ergastoli”, girato nel carcere di Rebibbia con i detenuti, fu presentato al festival del cinema di Venezia. Se si volesse inquadrare o definire in qualche modo il suo stile non si potrebbe, dato il tale sconfinamento di generi e di influenze che l’artista utilizza in maniera fluida, impossibile etichettarlo o rinchiuderlo in una o più correnti.
Si possono osservare i primi collage degli inizi degli anni ‘80, momento in cui egli riprende a poco a poco la sua attività artistica. Il bianco è il colore predominante, ma quasi sbiadito, rimangono le parole chiave dell’attività del giornale, tra cubismo sintetico e minimal, si stenta a riconoscere che sia lo stesso artista dei colori accattivanti e dei disegni così vitali e decisi delle tele. L’originalità di Pablo Echaurren sta anche in questo, poiché si trovò ad iniziare la sua carriera in un periodo storico in cui si stavano sviluppando numerose correnti artistiche, ognuna con le proprie caratteristiche precise assunte in forma intellettuale attraverso trattati, come il minimalismo, l’arte concettuale o l’arte povera. Egli invece fin dall’inizio anticipò il clima artistico degli anni 2000, caratterizzato da un generale eclettismo nel quale finalmente sembrano non esserci più distinzioni gerarchiche tra le diverse forme d’arte ma, anzi, esse iniziano a coesistere nella stessa opera. L’artista non ha certo rinunciato ai suoi punti di riferimento ma li ha reinterpretati in base all’esigenza del momento, allontanandosi da qualsiasi stereotipo artistico o convenzione culturale. La produzione artistica di Echaurren, si caratterizza per la sua varietà e per mantenere dei fili conduttori tematici, come l’attenzione verso la realtà e l’interesse per la politica, più che stilistici, rinnovandosi di continuo, trovando ogni giorno un elemento diverso.
dailystorm.it di Emilia Scarallo
un grande successo per i costumi di guerre stellari stanno andando a ruba i negozi hanno esaurito le scorte in particolare le persone cercano quello di Dart Fener il costume che si vede in alto al post c'è da dire anche che la maschera e stata incriminata e levata dal commercio perché e facilmente infiammabile e potrebbe quindi causare ustioni questo carnevale 2016 sarà all'insegna di star wars si rischia di avere tutti gli stessi costumi io sono tradizionalista e mi vestirò da Paperino come ogni anno vi auguro buon divertimento e andateci piano con gli scherzi potrebbe essere non gradito coriandoli per tutti ciauuu
il mio piano non c'è più
ora magari ti accorgerai anche di me!
non capisco...
tutto quello che voglio e che tu faccia caso a me
ogni tanto...sto chiedendo troppo?
il mio piano non c'è più
forse avrei dovuto buttarci lui sull'albero!
Negli USA si terranno a febbraio le prime gare di velocità con droni. Per ora le corse non saranno trasmesse in live streaming, ma in futuro probabilmente sì.Negli USA è nato un nuovo sport: la corsa coi droni. La Drone Racing League (DLR) ha annunciato che a partire dalla fine di febbraio si terranno in location chiuse al pubblico le prime gare di velocità pilotate da remoto, di cui possiamo avere un assaggio nel video che trovate nel post. Come la Formula 1. Le gare della DLR funzionano grossomodo con lo stesso principio di quelle della Formula 1: c'è un circuito da completare in un numero prefissato di giri, vengono misurati i tempi migliori dei piloti e ovviamente si può finire "fuori strada". In aggiunta, ci sono dei check point da cui passare per ottenere punti.La differenza rispetto ad altre gare di velocità è che i piloti comandano il velivolo a distanza, indossando un particolare visore che permette di vedere lo spostamento in tempo reale.Inoltre, i droni impiegati nella corsa sono tutti dello stesso modello - quadrirotori che raggiungono i 112 km orari - in modo da mettere alla prova l'abilità individuale di chi li comanda. Alle corse per ora possono partecipare solo i piloti selezionati dalla DLR, ma più avanti la League ha promesso che aprirà le porte anche a nuovi candidati.Verso il campionato mondiale. La prima gara vera e prioria si terrà il 22 febbraio presso il Sun Life Stadium in Miami, la seconda nel Hawthorne Shopping Mall, un centro commerciale abbandonato di Hollywood; seguirà poi un World Championship da realizzare sempre in spazi privi di pubblico per ragioni di sicurezza.
Purtroppo, data la scarsa qualità dell'immagine trasmessa dal drone al visore dei piloti, per il momento le competizioni non verranno trasmesse in diretta, ma in riprese successive alla gara. Che i droni, col tempo, diventino il nuovo punto di riferimento per gli appassionati delle competizioni ad alta velocità?
focus.it di Silvia Malnati
per vedere il primo video clicca qui
per vedere il secondo video clicca qui
Una ricerca ha analizzato dodici film di animazione prodotti dal 1937 al 2013 scoprendo che le donne hanno sempre meno battute rispetto ai maschi. Ma c'è un trend positivo.Le principesse Disney? Bellissime, affascinanti, ma poco loquaci. È quanto emerge da uno studio delle linguiste Carmen Fought del Pitzer College e Karen Eisenhauer della North Carolina State University sui personaggi femminili dei film di animazione firmati Disney.Principesse, eroine e sirenette hanno infatti una caratteristica in comune: in tutte le pellicole da Biancaneve a Frozen parlano meno dei loro colleghi maschi. E quelle di oggi (per esempio Anna ed Elsa di Frozen), parlano ancora meno di quelle del passato (per esempio Aurora in La bella addormentata nel bosco)
La ricerca. Fought e Eisenhauer hanno esaminato dodici film prodotti tra il 1937 e il 2013 e i risultati mostrano che le "principesse parlano poco". Nella Sirenetta i personaggi femminili recitano il 32% delle battute. Mulan, riserva soltanto il 23% dei dialoghi alle donne. Persino Frozen, che ha ben due protagoniste, riserva il 41% delle battute al gentil sesso. Più chiacchierone nel passato. Ma c'è di più: le protagoniste dei film del passato sono più chiacchierone rispetto a quelle di oggi. Quindi, se Biancaneve e Cenerentola recitavano rispettivamente circa il 50% e il 70% delle battute del film, Belle e Jasmine scendono al 29% e al 10%. Il trend è continuato in questa direzione: negli ultimi anni i ruoli femminili "parlanti" sono sempre meno di quelli dell'altro sesso.Donne più indipendenti. Una tendenza positiva però c'è. Se nei primi film Disney si dava importanza soprattutto all'aspetto fisico, con principesse belle ma "incapaci", negli ultimi anni le donne hanno acquisito personalità, abilità e capacità da far valere di fronte ai colleghi maschi.Lo dimostrano i complimenti rivolti alle femmine: mentre nei classici per il 55% riguardavano la bellezza e per per l'11% il carattere, oggi il rapporto si è invertito (22% apparenze, 40% abilità). La ragione del cambiamento? Gli ultimi film sono stati realizzati da donne o da team misti, nei quali il gentil sesso fa sentire la sua voce.
focus.it di Silvia Malnati
Finalmente. Questa è stata la prima parola di molti fan del più grande ladro del mondo dei fumetti. Era l'anno 2010 quando si iniziò a pensare ad una nuova testata per Diabolik, un qualcosa di nuovo per dare una rinfrescata al personaggio, ora finalmente abbiamo una nuova serie, che propone qualcosa di diverso.
DK non è proprio un Diabolik 2.0 ma prende le origini e le sembianze (eccetto la cicatrice che ha in faccia) del nostro ladro e anche i suoi personaggi più stretti come Eva Kant e Ginko, che avranno i loro personaggi paralleli.Questa nuova serie può essere paragonata all'ormai defunto Universo Ultimate della Marvel, che mantiene gli stessi personaggi ma vengono cambiate le origini e anche il modo di comportarsi degli stessi, perciò DK non è Diabolik ma un suo clone che si muove in maniera differente.
Il cambiamento non è radicale, sia ben chiaro, ma da' nuova vita a Diabolik e lo fa muovere in un contesto diverso. Il fumetto presenta molta più azione e DK, a differenza di Diabolik, non è famoso ma si muove nell'ombra e molti pensano che lui sia solo una leggenda metropolitana.La città non è più la Clerville in stile anni '60, ma ora le storie sono ambientate in una metropoli moderna che rendono esse ancora più intriganti.
Il cambiento più radicale e più importante è avvenuto nel formato del fumetto e nei colori. Abbandando il formato tascabile in bianco e nero si è passati ad un vero e proprio comic book in stile Marvel, tutto a colori, dando una luce diversa al personaggio e alle storie.DKè un fumetto che rappresenta un po' un passaggio dal vecchio al nuovo, da un secolo all'altro, rispettando però il passato famosissimo di Diabolik, mantendendo e migliorando la qualità di esso. Inoltre è un modo per far avvicinare i nuovi lettori (ormai presi dall'avvento dei cinecomics, fumetti di supereroi e tascabili) attraverso questo nuovo formato più affine ai loro gusti abituali, per far conoscere e apprezzare un personaggio come Diabolik, uno dei fumetti più importanti del panorama italiano.
geekarea.it di Simone Lastilla
le prime immagini gif del film Il viaggio di Norm
ordino un nuovo piano alla asso pianoforti
hanno un'offerta.. se compri un piano giocattolo
ricevi una foto di Joe Garagigla..
immagino che il tuo vecchi piano fosse assicurato
come glielo spieghi a un'assicurazione che
il tuo piano è stato divorato da un albero?
BUON WEEK END PAPERINO!!!!
....divertiti
Lamu'
buona domenica una rosa gigante per te
GRAZIE PER IL TUO PENSIERO ..BUONA D
OMENICA UN BACIO DALLA PIRATA
BY MARZIA ..
buona domenica amici mi tengo in forma
mi aspetto che lo fate anche voi
ora devo andare ciauuu
Tenetevi forte, fan di Elsa e Anna e i loro amici, perché abbiamo finalmente una data di uscita (per quanto generica!) del sequel del vostro film preferito: Frozen 2 uscirà infatti in tutte le sale del mondo nel 2019, a 6 anni di distanza da un primo capitolo che ha frantumano qualunque record possibile e immaginabile. Il film, arrivato in tutte le sale nel 2013, è riuscito nella storica impresa di superare il miliardo di incassi a livello mondiale, diventando così il cartone animato più visto nella storia del cinema.
La notizia bomba arriva dal sito francese Allocinéche ha avuto di recente l’occasione di incontrare il produttore Disney Clark Spencer, di passaggio a Parigi per presentare Zootoprolis, il quale ha rivelato che, appunto, il secondo capitolo del lungometraggio dedicato al mondo di Arendelle uscirà fra 3 annetti, tutto questo mentre la filiale francese del gigante americano dell’intrattenimento ufficializzava la notizia.
Fino a questo momento non abbiamo purtroppo altre informazioni sul secondo capitolo di Frozen, confermato pochi mesi fa dall’amministratore delegato della multinazionale Bog Iger nel corso di un’importantissima assemblea degli azionisti: per ora, la Disney è super impegnata anche con altri progetti, oltre al già citato Zootropolis infatti l’azienda ha in programma l’uscita di Alla ricerca di Dory e Vaiana, il cui arrivo è previsto rispettivamente per settembre e dicembre 2016. gingergeneration.it di Alberto Muraro