Il marito della vittima ha sporto denuncia nei confronti dei costruttori in seguito all’uccisione da parte di un robot “impazzito”. È uno dei primi casi
Un robot sospettato di essere il killer del tecnico umano. È uno dei primissimi casi negli Stati Uniti. La vicenda ha connotati horror. Wanda Holbrook, tecnico della manutenzione, secondo la ricostruzione di Quartz stava effettuando controlli di routine nel 2015 sulla catena della Ventra Ionia Main, che produce parti di ricambio a Ionia nel Michigan, quando rimase intrappolata nei macchinari robotizzati e ne fu schiacciata. Ma secondo il marito non può essersi trattato solo di un incidente sul lavoro, almeno stando alla istanza presentata in un tribunale federale, riprodotta da Quartz, in cui vengono nominate cinque aziende produttrici dei macchinari presenti nel processo di automazione.
Secondo la ricostruzione del fatto la Holbrook stava lavorando presso sei celle della “sezione 100″ dello stabilimento quando inaspettatamente un robot si era messo in movimento prendendola di sorpresa. Le varie celle sono separate da paratie di sicurezza, ma in qualche modo il robot avrebbe comunque raggiunto la Holbrook caricando un gancio di traino sul binario che collega le celle e colpendo in questo modo l’addetta della manutenzione, intrappolata nella cella attigua, alla testa.
Accortisi che qualcosa non andava, i colleghi erano accorsi solo per trovare la Holbrook morta col cranio frantumato. Agli atti è stato depositato che “il robot della sezione 130 non avrebbe mai dovuto entrare nella sezione 140 e mai avrebbe dovuto tentare di agganciare un carico alla linea”, motivo per il quale, secondo il denunciante, “deve essersi verificata una falla in uno o più sistemi e dispositivi di sicurezza causando la morte di Wanda“. Il marito William chiede un congruo risarcimento anche in conseguenza del “tremendo spavento, shock, dolore cosciente e sofferenza che deve aver patito” la Holbrook, sostenendo l’ipotesi che i macchinari e loro sistemi non furono adeguatamente progettati, fabbricati e collaudati.
Tuttavia la sezione del ministero del Lavoro americano che si occupa di sicurezza, la Occupation Safety and Health Administration (Osha), ha indicato che in base agli studi statistici molti incidenti sulle linee automatizzate si verificano appunto nel corso di lavori di aggiustaggio e manutenzione quando i tecnici entrano nel raggio d’azione dei robot e dei loro bracci meccanici. Nel 2004 la Osha aveva contato 30 morti su linee robotizzate in 30 anni, ma secondo gli analisti il numero degli incidenti è destinato ad aumentare man mano che la robotica renderà le sue creature sempre più autonome, mobili, interattive e in condizione di lavorare fianco a fianco degli umani.
gqitalia.it di Marco Perisse