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i segreti della cacca

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C’è chi la fa seduto (la maggior parte degli occidentali), chi si accovaccia (babbuini, carnivori e molti orientali), chi trova più comodo stare in piedi (mucche), chi riesce a farla anche in corsa (i cavalli) e chi, come gli uccelli, volando. Qualcuno, inoltre, preferisce sotterrarla (gatti), altri la spruzzano in giro con la coda (ippopotami) e tanti la usano per contrassegnare la propria "casa" (quasi tutti gli animali). La maggior parte degli "umani", invece, inorridite dall’odore e dal solo pensiero di guardarla o toccarla, si limita a farla sparire il più velocemente possibile con un sonoro scroscio d’acqua. Eppure, grazie alla cacca, c’è anche chi lavora, cucina, mangia, costruisce la casa, fabbrica armi e persino spiagge. Il più nascosto, naturale e inesauribile dei nostri prodotti, insomma, riserva più sorprese di quanto si pensi e, anche per la scienza, rappresenta a volte un oggetto di studio ricco di informazioni.

Cacca fossile

Per molti studiosi, l’analisi delle feci permette di capire cosa mangiano, come stanno, quanti sono e come si spostano gli animali all’interno di un territorio. Ma anche quelli scomparsi da milioni di anni possono essere studiati allo stesso modo. Merito dei coproliti: feci fossili che si sono pietrificate nel corso del tempo e sono usate dai paleontologi per comprendere meglio il comportamento di alcune specie estinte.

A ognuno la sua forma

Ogni cacca, infatti, ha forma, consistenza, proprietà e dimensioni diverse a seconda di chi la produce: può essere più o meno sferica come quella dei leprotti, a elica (molti squali e alcuni vermi), appiattita e persino concava a un’estremità (daino), oblunga, a forma di sigaro, cilindrica (capre), attorcigliata (volpi), segmentata o riunita in catene come un piccolo rosario (porcospino, scoiattolo), smussata, affusolata (antilopi), a punta (cane della prateria, rospo),  secca o marmellatosa. Dipende tutto dall’età, dalla dieta e anche dalla stagione e dalla posizione geografica. Più il clima è secco, per esempio, più le feci degli animali vegetariani sono dure.

Spiagge bianche

Alcuni escrementi di cammello che si trovano nel deserto sono così secchi che possono essere bruciati e usati come combustibile non appena “sfornati”. Ma anche in India le feci essiccate di mucca rappresentano  un’importante risorsa energetica. E che dire della sabbia bianca di alcune spiagge tropicali?  Cacca anche quella: è infatti frutto dei pesci pappagallo (foto sopra), che rosicchiano, digeriscono ed espellono il corallo (una dozzina di pesci può produrre anche una tonnellata di sabbia l’anno).

Peso variabile

Oltre al colore e alla forma, inoltre, anche la quantità e il peso variano da animale ad animale. Una mucca produce circa 30 kg di letame al giorno, un cavallo 5 e un maiale 2, un salmone in buona salute riesce a farne un misero kg all’anno mentre l’elefante ne può rilasciare da 6 a 30 chili più volte in un solo giorno. L’uomo si accontenta di circa  200 g al giorno (ma tutto dipende da che cosa si è mangiato). Moltiplicati per circa 7,5 miliardi miliardi di individui, però, diventa  un problema non da poco. Soprattutto nei secoli passati, quando fogne pubbliche e bagni privatidovevano ancora essere inventati. 

Da esportazione

Ricca di sostanze nutritive, la cacca, soprattutto quella dei vegetariani, è anche un ottimo fertilizzante. Quella prodotta negli allevamenti da polli e galline, per esempio, viene raccolta, disidratata, pressata e trasformata in cilindretti da ditte specializzate, che la rivendono in sacchi come concime ma anche come integratore alimentare ricco di sostanze azotate per il bestiame. Per il Perù e alcune isole oceaniche, la raccolta e l’esportazione del guano (cioè la cacca degli uccelli che può depositarsi in strati spessi anche 200 metri) rappresenta una delle principali fonti di ricchezza.

Costruzioni

La cacca viene usata anche nelle costruzioni. Alcune tribù africane, per esempio, impastano quella di mucca per i muri dei propri rifugi e in molte zone rurali dell’India viene usata insieme al fango per rendere più duri i pavimenti.

Buon appetito

Moltissimi animali la mangiano anche. Per quanto possa sembrare schifosa, infatti, la coprofagia (cioè iil mangiuare la cacca) è una pratica molto diffusa in natura. Alcuni elefanti che si spingono nelle caverne africane per mangiare zeoliti, minerali usati come integratori alimentari, sembrano per esempio preferire quelli aromatizzati con feci di pipistrello. Ai cani, invece, piace quella dei gatti perché è ricca di proteine. E anche altre creature non la disdegnano. I veri ghiottoni, però, sono gli scarabei stercorari (nella foto sopra): si nutrono solo di quello e in 16 mila sono capaci di divorare una cacca di elefante da circa un chilo e mezzo in un paio d’ore.

Anche gli uomini, apparentemente schifati da questo tipo di pratica, non sono però del tutto insensibili al gusto di cacca. Una delle specialità della cucina romana, per esempio, è la pajata: trippa di vitellino da latte non lavata. Ma anche una qualità di caffè ha un gusto molto apprezzato grazie a questo ingrediente. Si chiama Kopi Luwak, è considerato il più caro al mondo ed è fatto grazie al contributo di uno zibetto indonesiano, ghiotto delle bacche di caffè più appetitose e mature: le mangia, ne digerisce l’involucro esterno e poi espelle il chicco intero. Separato dalle feci viene tostato a 200 gradi e poi venduto.

Artistica

La cacca dei piccioni, molto corrosiva, è l’incubo dei restauratori e provoca seri problemi ai monumenti (forse il rogo della Torre di Pisa, nel 1595, non si sarebbe sviluppato senza gli escremetni di uccello). Qualcuno, in ogni caso, ha pensato di usarla anche per fare opere d'arte invece che per rovinarle.

Un’artista belga (Wim Delvoye) ha costruito Cloaca, una specie di megaintestino meccanico lungo più di 10 metri (foto sopra) che, attraverso una serie di pompe, è in grado di “digerire” un vero pasto e sfornare alla fine un escremento del tutto simile a quelli umani. E che dire dell’italiano Piero Manzoni: per provocazione inscatolò le proprie feci in varie latte di metallo e riuscì anche a venderle: nel 1998 un barattolo di “cacca d’artista” valeva circa 37 mila euro!  focusjunior.it di Andrea Minoglio


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