L”umanità ha dipinto il proprio corpo fin dal passato più lontano, per magia e religione, ma anche per proteggere la pelle e abbellire la persona. Pratiche che sono sopravvissute fra gli aborigeni australiani o le certe tribù amazzoniche, finché riemersero nel mondo occidentale come forma d’arte. Accadde, a quanto pare, nel 1933 alla Fiera mondiale di Chicago, quando Max Factor, dopo aver truccato interamente la sua modella con un nuovo cosmetico escogitato a Hollywood, la espose in un padiglione; furono arrestati entrambi per disturbo alla quiete pubblica. Ma è dagli anni ’90 che che il body painting balza in primo piano nel panorama dell’arte moderna,
A Rimini, ha scelto questa via d’espressione Marilena Censi, 44 anni, che ha conseguito molti riconoscimenti in festival che le sono dedicati E che ci spiega quanta spiritualità vi sia sia racchiusa.
Marilena, perché tra tutte le arti visive ha scelto proprio il Bodypainting? Da quanto tempo se ne occupa?
«Ho iniziato a fare bodypainting 7 anni fa. Fin da piccola ho manifestato la mia predisposizione al disegno e alla pittura. Ho frequentato il liceo artistico e da anni dipingo su tela, ma il bodypainting in questo momento è il mio principale canale espressivo. Tutto è iniziato dopo aver visto delle foto di corpi dipinti su internet, ne sono rimasta affascinata ed attratta da questa forma d’arte ho sentito l’impulso creativo di voler provare. E’ stato amore alla prima pennellata».
Che sensazioni si provano a dipingere la pelle di una persona? Che rapporto si crea fra i due?
«La sensazione di dipingere su pelle è molto diversa da quella di dipingere su tela. Si lavora su un corpo che ha già una sua forza espressiva e che darà vita e “vestirà” l’opera che ha dipinta addosso. Si assiste ad una sorta di metamorfosi. Proprio come una seconda pelle. Solitamente si crea una sintonia con la persona che viene dipinta e più sintonia c’è più l’opera può comunicare. Per l’artista è fondamentale lavorare con modelli con cui ha feeling, perché dovranno poi interpretare il dipinto che indossano».
Sono molti che si occupano di Bodypainting in Italia?
«Sono principalmente donne, anche se c’è una buona percentuale di uomini. La crescita in Italia è graduale, di anno in anno ho visto aumentare l’interesse e viene riconosciuta sempre più come forma d’arte. E’ richiesta in varie manifestazioni proprio per la sua potenzialità espressiva e creativa, sia nel momento della creazione del dipinto che nel momento in cui a lavori finiti i modelli danno vita all’opera. In Italia stanno crescendo anche i festival e gli eventi dedicati al bodypainting, di alcuni curo personalmente la direzione artistica. Sostanzialmente le provenienze principali sono tre: chi come me arriva dalla pittura, i make up artist e chi lavora con il truccabimbi, il trucco sul volto dei bimbi».
Lei dipinge anche i pancioni delle donne incinte: è una forma d’arte a se stante? È molto diversa dall’altra?
«Sì dipingo anche sui pancioni delle mamme in dolce attesa. Si usa il termine inglese ‘Belly painting’. La tecnica rimane sempre la stessa, si usano colori a base d’acqua atossici e anallergici, sicuri quindi per la pelle e lavabili con una doccia e una passata di acqua e sapone. La differenza più grande è che in questo caso oltre a dipingere su pelle, si dipinge per il bebè in arrivo. Il tocco e le pennellate sono delicate ed è un momento rilassante e divertente in cui si usa l’energia del colore e delle forme per celebrare la nuova vita. L’ego dell’artista si fa un po’ da parte e si mette al servizio dei gusti della mamma, perché sarà lei a scegliere quale dipinto dedicare al bimbo. I disegni scelti sono molto vari, ma per la maggior parte sono elementi della natura, personaggi dei cartoni animati, bimbi, cuccioli di animali e soggetti che esprimono dolcezza e simpatia».
Secondo lei, il Bodypainting possiede una sorta di spiritualità?
«Il bodypainting contiene tante cose, tante sensazioni, magie e connessioni. Io ci trovo sia materia che spirito, il corpo è un tempio sacro. Lo considero un gesto antico praticato in una forma moderna. Antico perché per arrivare alle radici di quest’arte bisogna andare molto indietro nel tempo e non ci è dato sapere se l’umanità abbia iniziato prima a dipingere sui muri delle caverne o sui corpi. Conosciamo molti esempi provenienti da varie parti del mondo in cui la pittura sul corpo è praticata per scopi rituali e propiziatori. Oggi è più considerata una forma d’arte che, a differenza dei tatuaggi, è effimera, quindi ben si sposa con un’altra arte, quella della fotografia che immortala l’opera prima che svanisca con una doccia».
Fino a quando continuerà a fare Bodypainting?
‘Non so dire fino a quando lo praticherò, sicuramente fino a quando mi darà stimoli creativi per esprimermi e comunicare attraverso la pittura sul corpo».
chiamamicitta.it di Nicola Lucarelli