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Quando Umberto Eco incontrò il papà di Dylan Dog

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Quando Umberto Eco incontrò il papà di Dylan Dog

“Posso leggere la Bibbia, Omero e Dylan Dog per giorni e giorni senza annoiarmi”: con queste parole Umberto Eco sdoganò per sempre anche presso l’Accademia l’Indagatore dell’IncuboAnche il creatore di Dylan Dog, Tiziano Sclavi ha incontrato sulla sua strada Umberto Eco. Era inevitabile. Nel 1986 usciva nelle edicole il primo albo dell’Indagatore dell’incubo. Molto di più di un semplice fumetto: un evento culturale che avrebbe acquistato dimensioni gigantesche diventando un vero e proprio fenomeno di costume. L’incarnazione perfetta delle teorizzazioni di Eco in Apocalittici e integrati, il saggio del 1964 in cui si trovava ad analizzare cultura “alta” e “bassa”. In esso un intero capitolo riguardava il fumetto considerato fino a quel momento come intrattenimento per ragazzi o poco più. Un’analisi rivoluzionaria quella di Eco, che andava contro tutti gli assiomi culturali dei tempi e si dimostrava lungimirante anche se, nonostante i riconoscimenti al graphic novel che seguirono, quella lotta continua ancora oggi, in particolar modo per quello che si definiva come “fumetto popolare”.

Eco infatti scriveva che “non è certo immotivato ricercare alla radice di ogni atto di insofferenza verso la cultura di massa una radice aristocratica, un disprezzo che solo apparentemente si rivolge alla cultura di massa, ma in verità si appunta sulle masse”. Un’affermazione rivolta a quella stessa critica di matrice marxista che non prendeva in considerazione fumetto e letteratura di “genere” dalla fantascienza a Tolkien. Dylan Dog da questo punto di vista ne era la perfetta epitome e infatti, qualche anno dopo, Eco non mancherà di sottolinearlo. Il creatore di Dylan Dog, Tiziano Sclavi, era stato infatti il primo a inserire in un fumetto appunto “popolare”, di “massa”, criptocitazioni di un immaginario che oggi definiremmo “geek” da Philip Dick e Raymond Chandler, il Ridley Scott di Blade Runner e Marx (Groucho), l’esoterismo ebraico del Golem e Terminator insieme a riferimenti agli amati Edgar Allan Poe, Spillane e Dylan Thomas (da cui l’Indagatore dell’incubo trae il nome). Più o meno inconsciamente Tiziano Sclavi crea il primo fumetto “postmoderno” della storia e un’intera generazione si riconoscerà in lui dando vita a un fenomeno editoriale equiparabile solo a quello che fu Texper la generazione precedente. E questo Eco lo capisce perfettamente quando della creatura di Sclavi, dice: “Posso leggere la Bibbia, Omero e Dylan Dog per giorni e giorni senza annoiarmi”. Tiziano Sclavi aveva dichiarato a Repubblica a riguardo: “Questa frase è stata usata in milioni di modi e ho sempre pensato che Umberto Eco fosse incazzatissimo per il fatto che venisse sempre riportata quando si parlava di Dylan Dog. Naturalmente quando lo venni a sapere ne fui felice anche se, per quanto mi riguarda, in realtà non ho una grande opinione di me e del mio lavoro: credo che tutti si sbaglino e prima o poi si accorgeranno che sono un impostore”.

Aggiunge Roberto Recchioni curatore oggi della collana di Dylan Dog: “Tiziano non ama i ricordi e non se la sente di commentare in nessun modo la morte di Eco. Proprio oggi io e Mauro Marcheselli (ex direttore della Bonelli) siamo andati a trovarlo e siamo stati noi a dargli la notizia perché lui da anni non guarda la tv né ascolta la radio: è stata una notizia che l’ha profondamente commosso. E proprio per questo preferisce non parlarne. Lui ed Eco si sono conosciuti perché Eco lo intervistò per un libro (Dylan Dog, indocili sentimenti, arcane paure di Alberto Ostini,Edizioni Euresis).

Da parte sua Tiziano volle ricambiare citandolo tra i protagonisti di Lassù qualcuno ci chiama, una storia uscita nel gennaio del 1998. Eco appare nelle vesti del personaggio Hunbert Coe, chiaro riferimento. La storia parlava non a caso di Ufo, perché i due incontrandosi si erano scoperti spiriti molto affini. Erano tra l’altro entrambi iscritti al Cicap, il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale che viene a sua volta citato in questa storia. Recchioni aggiunge: “Quella di Eco è una perdita enorme per il mondo del fumetto che lui prima di chiunque altro aveva contribuito a sdoganare di fronte all’Accademia. Basti pensare all’omaggio che gli aveva tributato ne La misteriosa fiamma della regina Loana. E lo è ovviamente anche per il mondo della letteratura tra l’altro proprio alla vigilia dell’avventura de La nave di Teseo. 
Un silenzio quello di Sclavi che è lo stesso della tavola in cui ritrae Umberto Eco: un lapis smozzicato tra le labbra Eco/Coe, si aggira in un mondo misterioso e lontano, il cielo stellato sopra di lui. “È insopportabile questo silenzio”, dice mentre si aggira tra le vie di una città vuota e poi, guardandosi intorno sussurra: “Nessuno…”. Fino all’ultima svolta.

la repubblica.it  di Luca Valtorta

 


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